INTER E FIORENTINA: UN ANNO DOPO

E' trascorso tempo dal post su Inter e Fiorentina, e questa stagione sta fornendo degli spunti molto interessanti. Innanzitutto partiamo dalla campagna di acquisti estiva: rivoluzionaria, per quanto riguarda i viola, facendo gli stessi errori di sempre, per quanto riguarda i nerazzurri. Per i viola la stagione 2011-2012 era stata decisamente al di sotto delle aspettative, e la dirigenza non ha risparmiato nessuno. Dall'allenatore Rossi, che avrebbe fatto certamente parte del nuovo progetto ma che si è auto-eliminato con la brutta faccenda di Ljajic, a un cambiamento radicale di tutta la squadra. Gli innesti hanno portato nuovo entusiasmo e molta qualità, anche se in molti casi si trattava di emeriti sconosciuti; l'allenatore Montella ha fatto il resto, i risultati sono sotto gli occhi di tutti, con una Fiorentina che lotta per un posto in Champion's League (o male che vada in coppa UEFA), dando in alcuni casi lezioni di calcio (mi sovviene il 4-1 del 17 Febbraio scorso agli stessi nerazzurri) giocando un calcio molto spettacolare (ancora di più considerando che l'emblema del calcio spettacolare di questi ultimi anni, il Barca, non se la sta passando benissimo). La competenza e la lungimiranza dei Della Valle, uniti a una buona dose di coraggio e di investimenti (l'ultimo acquisto ancora in panchina ma dal sicuro rendimento, Pepito Rossi) hanno riportato in pochi mesi entusiasmo, vittorie, gente allo stadio. Passiamo alle note dolenti; la stagione dell'Inter è stata una non-stagione, che non ha modificato il trend negativo del post-manita (2010). La campagna acquisti era partita sotto i migliori auspici: Palacio (sicuro rendimento), il recupero dell'infortunato Guarin acquistato a Gennaio, Silvestre (ottima la sua stagione al Palermo), Cassano dai cugini rossoneri, Gargano dal Napoli, Handanovic che ha col difficile compito di sostituire l'amaro addio di Julio Cesar e due acquisti di una certa importanza a livello economico ma (almeno sulla carta) tutti da scoprire: Pereira (sembrerà incredibile ma avrebbe dovuto essere il sostituto di Maicon) e Alvarez (che probabilmente nei piani della società avrebbe dovuto sostituire Snejider ceduto poi a Gennaio). La partenza è stata buona, l'entusiasmo del confermatissimo Stramaccioni, il lento ma costante rientro di Milito ai massimi livelli, i gol di Palacio ma soprattutto di un ritrovato Cassano ripropongono un clima simile al 2010, e soprattutto con le grandi la squadra nerazzurra riesce ad imporre un buon gioco e ottimi risultati. Dalla vittoria del primo derby stagionale contro i cugini, al fantastico 3-1 fuoricasa nel nuovissimo stadio dei bianconeri che porta l'Inter a -2 dalla classifica. Il momento più alto è anche però l'inizio del declino. Le sconfitte fuoricasa con Atalanta e Parma, non di certo compagini di prima fascia, l'inizio della "stagione" degli infortuni, lo sgonfiarsi dell'entusiasmo e il fallimento di tutti gli obiettivi di inizio stagione. Il mercato di Gennaio, pur senza squilli di tromba (vedi il ritorno del Balotelli in Italia) sbaglia ancora una volta (col senno di poi) i reparti da rinforzare, e alla partenza dell'indimenticato Sneijder (mai convocato nella stagione 2012-2013) si contrappongono gli arrivi di Kovacic, di Carrizo per la sostituzione dell'infortunato Castellazzi, di Kuzmanovic (vecchia conoscenza del calcio italiano), di Schelotto dall'Atalanta e di Tommaso Rocchi. L'infortunio di Milito da il colpo di grazia alla stagione, e l'Inter praticamente si ritrova senza attaccanti, con tanti interrogativi relativi alla qualità di nuovi e vecchi giocatori (Jonathan, Pereira, Alvarez ma anche Cambiasso, Chivu, etc.). L'allenatore da l'impressione di capirci il giusto, continuando a proporre nuove formazioni e a cambiare moduli cercando una quadratura molto difficile. La classifica si fa sempre più pesante, le scinfitte si moltiplicano come gli infortuni, le domande tra i tifosi e gli addetti i lavori si fanno sempre più pressanti. Al momento attuale è difficile per i nerazzurri capire gli errori, comprendere chi e dove ha sbagliato. Il dubbio è che l'improvvisazione la faccia da padrone, mentre il calcio Europeo dimostra che è invece la programmazione basata su dei punti fermi e sui giovani, puntanto alla qualità e alla competenza di chi seleziona i giocatori a fare la differenza, con un occhio al bilancio.

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